"Napoli, stazione centrale.
Sul palco esplodono ritmi zingari e frenetiche tarante
urlano nel vortice di velluto rosso.
I battiti del tamburello arrestano la marcia cieca dei
viaggianti,
confondono le direzioni,
ingoiano le destinazioni.
Colpi,urla, risate…
Lampi negli occhi.
Schioccano le mani.
Nuotano beati, come pesci nelle note liquide: senza una
meta.
Non arriva il clangore del treno in questa intersezione di
anime: non è un luogo, non ha un tempo.
Per un attimo insieme il barbone logoro, l’alcoolista
consumato e la signora in ghepardo della
tv.
Il naso all’insù; un unico estatico sorriso.
Un palpito, prima che la bolla si rompa e l’acqua defluisca,
indifferente, nel solito gorgoglìo brulicante.
Un attimo: il tempo di una canzone……….:
“Sona, sona, sona Carmagnola”
Hyùùùùù
“Sona, sona, sona Carmagnola”
Aèèèèèè!"
(Piera Tecce)
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